La tragedia della Marmolada non è casuale, tantomeno inaspettata. Lo sperone di ghiaccio staccatosi aveva un fronte di cento metri ed è sceso violentemente verso valle per scioglimento: in quel momento ai 3000 metri vi erano ben 10 gradi. Temperatura inusuale per quella altitudine. Nella sua corsa il pezzo di ghiacciaio ha travolto decine di escursionisti e sfiorato un rifugio. Portando morte e distruzione. Ma questa non è una strage della Montagna, non si tratta di alpinisti poco avveduti, di escursionisti inesperti che non rispettano le regole della Montagna. Siamo di fronte a forse l'ultimo disperato appello della Montagna, che attraverso uno degli ultimi ghiacciai alpini che muore, ci dice che il cambiamento climatico non sta solo distruggendo gli equilibri montani, ma sta sempre più rapidamente distruggendo le vite e le speranze delle generazioni future. Tra pochi anni il ghiacciaio della Marmolada non ci sarà più, nel suo ricordo e delle sue vittime innocenti, troviamo la forza finalmente per fermarci e rispettare, consumando e inquinando di meno, la nostra Casa Comune.
Andrea Citron – presidente Acli Regionali del Veneto aps